Con l’inizio della messa in onda in Italia della terza stagione, finalmente riesco a parlare di Person of Interest come avevo preannunciato nel primo post di Novembre.
Creato da Jonathan Nolan (il fratello del Nolan del Batman in versione Cavaliere Oscuro) e prodotto dal sempre più onnipresente J. J. Abrams.
Per su cosa si fonda la trama trascrivo il prologo che fa parte della sigla:
Siete sorvegliati, il governo dispone di un sistema segreto, una Macchina, che vi spia ogni ora di ogni singolo giorno. Lo so perché l’ho costruita io. Ho ideato la macchina per prevenire atti di terrorismo, ma vede ogni cosa. Crimini violenti che coinvolgono persone comuni, persone come voi. Crimini che il governo considera irrilevanti. (Ma non noi). E poiché loro non avrebbero agito, decisi di farlo io. Ma mi serviva un socio, qualcuno con le capacità per intervenire. Le autorità ci danno la caccia, lavoriamo in incognito. Non ci troverete mai, ma che siate vittime o carnefici, se esce il vostro numero… noi troveremo voi.
In uno scenario post 11 settembre il Governo USA ha fatto costruire una macchina che, collegata a miglia di telecamere, intercettando telefonate e tante altre cose da guardone professionista, riesce ad elaborare possibili scenari in modo da poter prevenire crimini collegati al terrorismo.
Ma riesce anche a prevenire dei crimini minori che il Governo non ritiene rilevanti per cui fa in modo che queste informazioni vengano cancellate ogni giorno.
Harold Finch, inventore della macchina, riesce a farsi mandare queste informazioni prima che vengano cancellate per provare a salvare almeno le possibili vittime che abitano nell’area di New York. Ad aiutarlo c’è un l’ex agente CIA John Reese più gli agenti Carter e Fusco della polizia di New York. Il tutto avviene nella clandestinità perché il Governo non ammette tale uso della machina.
Un po’ potrebbe ricordare Minority Report, ma vi assicuro che c’entra ben poco.
La scelta interessante è che tutto viene raccontato da punto di vista della macchina, che inquadra le varie scene attraverso le migliaia di telecamere a sua disposizione.
Ogni puntata ha il suo caso da risolvere come il più classico dei procedurali, ma la trama orizzontale si dipana in modo ben misurata anche attraverso dei continui flashback che servono ad inquadrare meglio la storia dei vari personaggi e porre le basi per gli interessanti sviluppi.
Mentre negli USA ogni puntata ha una media di 10 o 12 milioni di spettatori, da noi andando in onda su Premium Crime sta passando un po’ inosservato.
Sicuramente una serie innovativa che si discosta dai tanti telefilm clone che ci stanno propinando negli ultimi anni e non posso far altro che consigliarvelo per un recuperone che lascerà sicuramente soddisfatti non solo gli amanti del genere crime.