Dan Brown alla sbarra per difendere il suo libro dall’accusa di plagio. L’autore del più grande bestseller della storia (36 milioni di copie), Il Codice da Vinci, è dovuto comparire in un tribunale di Londra, accusato insieme alla sua casa editrice Random House di aver copiato le teorie del Codice da un saggio del 1982. Il saggio fu a suo a tempo un bestseller (anche se non ai livelli di quello di Brown): The Holy Blood and the Holy Grail di Michael Baigent, Richard Leigh ed Henry Lincoln. In Italia si intitola Il Santo Graal e recentemente è uscita una nuova edizione di lusso che per ironia della sorte è inserita nella stessa collana di Angeli e Demoni, l’altro bestseller di Brown.
A fare causa alla Random House (e non a Brown) sono stati Baigent e Leigh. Sostengono che lo scrittore ha copiato consistenti parti del loro saggio uscito 22 anni fa sempre per i tipi della Random House. In particolare, dicono, Brown avrebbe preso interamente dal loro volume la teoria alla base del Codice da Vinci, sulla vera storia di Gesù. Che è questa: Cristo non morì in croce, ma sposò Maria Maddalena, fuggì in Francia ed ebbe dei figli. Una vicenda che andava coperta ad ogni costo e per questo nacquero società segrete come il Priorato di Sion o i Templari: per tenere all’oscuro l’umanità di questo inquietante segreto. Una storia che a suo tempo fece scalpore e che si dipanava attraverso le sorti del sangue di Gesù che andava inteso appunto in senso metaforico come linea di discendenza reale tuttora viva in Francia.
Brown è il testimone chiave della difesa per la casa editrice, che respinge l’accusa e dice che il Codice si è ispirato a molte fonti diverse. Se verrà stabilito dal giudice dell”Alta corte che lo scrittore ha copiato il saggio (una decisione è prevista entro due settimane), ciò potrebbe avere due effetti sorpredenti: primo, potrebbe saltare l’uscita britannica del film tratto dal romanzo, prevista per il 19 maggio con un danno economico incalcolabile visto il cast (Tom Hanks, Audrey Tautou, Jean Reno per dirne alcuni).
Ma soprattutto si potrebbe stabilire un importante precedente nelle leggi per la tutela del copyright, stabilendo fino a che punto un autore può utilizzare le idee di un altro. Se così sarà, il giudice potrebbe consentire a Baigent e Leigh di chiedere una ingiunzione che blocchi ulteriori violazioni del diritto d’autore, fermando – in teoria – la vendita del libro e ritardando l’uscita del film. Oppure le parti potrebbero anche trovare un accordo, in quel caso, e dividere i profitti.
L’avvocato dei due autori, Jonathan James, ha detto oggi al giudice che “Dan Brown ha copiato da The Holy Blood and the Holy Grail, e quindi la pubblicazione è una violazione dei diritti d’autore dei miei clienti in Gran Bretagna”, aggiungendo che anche se la teoria da loro enunciata ha ispirato altri libri, “nessuno si è preso la teoria centrale del libro”.
In realtà non sarà facile per i due autori vincere una causa come questa. Oltretutto, non è neanche così scontato che la teoria del Santo Graal sia così originale, visto che non pochi echi si trovavano già – per citarne uno – nel bestseller del 1960 il Mattino dei maghi di Louis Pauwels e Jacques Bergier. Come insegna il Pendolo di Foucault di Umberto Eco, nessuno in questo campo ha mai inventato davvero nulla di nuovo.
di DARIO OLIVERO