Non so se mi sento Charlie, so solo che mi sento triste ..

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.. triste prima di tutto per le 12 persone che hanno perso la vita prima, durante e dopo l’attentato alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo,

.. triste perché guardando e riguardando le immagini dell’esecuzione del poliziotto per strada c’è voluto un bel po’ prima di uscire da una logica di telefilm alla Homland o da videogioco alla GTA e che a essere ucciso era una persona vera,

.. triste perché fin quando le cose non ci accadono sotto il naso sembra quasi che non esistano,

.. triste perché 12 morti in Europa hanno più peso di centinai di morti in altri posti del mondo,

.. triste perché queste cose alla fine ridanno il megafono ai Sallusti, ai Calderoli e ai loro sproloqui sulla supremazia di una religione sulle altre e rinvigorire estremismi di ogni genere,

.. triste perché alcune vignette su Maometto (o sul Dio cristiano) che si sono viste in queste ore come opera di quei famosi vignettisti, le trovo di pessimo gusto, ma oggi provare a dire che la satira che attacca la religione in se stessa non risolve il problema dell’Isis o dei preti pedofili risulterà come se pensassi che secondo me “se la sono cercata”,

.. triste perché quando c’è una chiamata alle armi per difendere il diritto di turno, poi alla fine si calpestano tutti gli altri. Ma quando la libertà, seppure di satira,  sconfina nel territorio della blasfemia e del cattivo gusto ha proprio il bisogno di essere difesa?

.. triste perché il diritto di satira fino a ieri non era per tutti, non lo si sopportava per le note vicende di casa nostra (Ruby & Co.), non lo si sopportava se un noto calciatore italiano twittava una divertente immagine dove, tra le altre cose, si ironizzava sulla grande dimestichezza degli ebrei con il denaro. Allora dipende da chi twitta l’immagine divertente di turno? C’è chi ha più diritto degli altri? Perché altrimenti gli autori di Will & Grace o del più moderno The Big Bang Theory sarebbero da denuncia presso la Corte di Giustizia Internazionale,

.. triste perché oggi si è tutti Charlie Hebdo, ma domani si sarà già qualcos’altro e un altro diritto avrà più diritti di un altro diritto.

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