Dopo Il giorno del Dottore mi ero dato una missione, recuperare tutte le serie del Doctor Who andate in onda dal 2005 in poi. Ebbene in poco meno in un mese posso dire che la missione è compiuta!
Dal 2005 si contano 7 stagioni da 13 episodi ciascuna più altri 12 episodi speciali che si inseriscono narrativamente tra una stagione e l’altra. Dopotutto per un periodo di vacanza non è uno sforzo così proibitivo.
Ma oltre che di sforzo, parliamo di un vero e proprio piacere.
Se Doctor Who è divenuta la serie fantascientifica più longeva di sempre (50 anni anche se la messa in onda non è stata continuativa) di certo non è un caso. La BBC è riuscita a rilanciarla nel 2005 avendone una cura che traspare da ogni episodio.
La sensazione che si ha guardandola tutta insieme è che è un continuo crescendo. 7 stagioni riescono far segnare il passo anche alla più divertente delle commedy, paradossalmente Doctor Who riesce a rinnovarsi continuamente appagando sempre maggiormente lo spettatore affezionato.
La possibilità di spaziare tra flussi temporali, relatà parallele e l’espediente della rigenerazione del Dottore che da la possibilità di rinnovare i protagonisti non fa altro che dare nuova linfa allo show assicurandogli altri 50 anni di attività. Ma si deve dare il merito agli sceneggiatori che sono riusciti a utilizzare tutti questi elementi al meglio senza troppi passi falsi.
Se nel 2014 risultano credibili i Dalek come super nemici del Dottore, con il loro aspetto che richiama una fantascienza di mezzo secolo fa e se delle statue di marmo come gli Angeli Piangenti riescono a incutere quasi terrore con effetti speciali quasi a zero significa che la scrittura ha veramente il suo peso.
Gli sceneggiatori di alcune serie TV made in USA da alti budget dovrebbero trovare il tempo di fermarsi un momento e rivedersi alcune trovate che sicuramente possono avere senso in una non realtà del Doctor Who, ma possono fare da ispirazione.
L’approfondimento sui personaggi è un altro caposaldo dell’intera saga. Anche ci nasce come comprimario ha una buona caratterizzazione. Tanto che ho avuto spesso l’impressione che le avventure vissute siano specchio della vera anima di chi le vive. I Pond (Amy e Rory compagni dell’undicesimo Dottore), per esempio, si trovano ad aspettarsi l’un l’altro (in situazioni che è difficile spiegare in poche battute) addirittura per dei secoli. Questo è possibile solo in base al proprio legame amoroso che si approfondisce proprio durante i viaggi nel TARDIS.
Il Dottore poi, è un personaggio troppo al di fuori degli schemi. Come già detto ha la capacità di rigenerarsi, che oltre a cambiare aspetto gli muta anche nel carattere.
Egli stesso continua a scoprirsi di volta in volta, mentre è impegnato come sempre a salvare razza umana e l’universo in ogni tempo e in ogni luogo. E’ lui a dare a tutta la serie quella leggerezza che la rende digeribile anche ad un telespettatore distratto, che non ha voglia di districarsi tra paradossi temporali e teorie scientifiche al limite della comprensibilità umana.
Perché chi ha seguito Fringe e si è perso tra le diverse linee temporali, sappia che qui si arriva perfino a resettare l’intero Universo.
In sintesi una serie ben fatta e godibilissima a cui non si riesce a resistere. Di certo non perfetta ma i buchi di sceneggiatura o episodi sotto tono sono veramente rari.
L’ottava serie del Doctor Who, con il dodicesimo dottore andrà in onda il prossimo autunno, per cui chi ne avesse voglia può dilettarsi in un recuperone più tranquillo.