Il revisionismo storico tanto andato di moda tra gli intellettuali del nostro tempo, tentando di dare una nuova lettura della storia recente e non, negli ultimi anni, sembra aver interessato anche il mondo delle favole.
Appena l’anno scorso al cinema ben 2 versioni alternative della favola di Biancaneve, quest’anno Hansel e Gretel in versione cacciatori di mostri, non dimenticando Cappuccetto Rosso sangue del 2011, sono solo gli ultimi esempi che Hollywood chi ha regalato.
E naturalmente questa moda è sbarcata anche in TV con la fortunata serie C’era una volta.
Storybrooke, nel Maine, è una città nella quale gli abitanti (in realtà personaggi di fiabe) vivono come persone normali e sembrano non ricordare la loro vera identità. Solo Henry, un ragazzino di dieci anni e figlio adottivo del sindaco, conosce la verità e cerca costantemente di risvegliare i ricordi degli abitanti. Per riuscirci cerca e trova Emma Swan, sua madre naturale, convincendola a riportarlo a Storybrooke e a rimanervi. Henry è sicuro che lei sia l’unica persona che possa spezzare il sortilegio gettato ventotto anni prima dalla Regina Cattiva che ha fatto precipitare tutti i personaggi delle fiabe nel mondo reale, togliendo la possibilità di far vivere loro il lieto fine. Emma accetta di rimanere a Storybrooke perché intuisce che tra Henry e la madre adottiva, Regina, non esiste il rapporto affettivo che sperava nascesse dandolo in adozione. Regina, col terrore di perdere la custodia del bambino, ostacolerà la permanenza di Emma e cercherà in tutti i modi di allontanarla.
Questa la premessa (presa pari pari dalla pagina di Wikipedia) della fortunata serie TV che abbiamo potuto apprezzare lo scorso anno, ma veniamo alla seconda serie.
Li avevamo lasciati che l’incantesimo era stato spezzato grazie ad Emma e che Tremotino aveva fatto in modo di portare la magia a Storybrooke.
Troviamo adesso gli abitanti della cittadina che hanno appena riavuto i ricordi della propria vita trascorsa nel mondo delle fiabe. Ma il lieto fine è ovviamente lontano da arrivare.
Senza anticipare troppo accenno solamente che gli archi narrativi della storia diventano ben 3. A quello degli abitanti di Storybrooke nel nostro mondo a quello della loro vita precedente nella foresta incantata si aggiungono le vicende dei personaggi delle favole rimasti nel loro mondo.
Si aggiungono man mano altri personaggi dal sapore puramente Disneyano come la principessa Auroa, Mulan e niente meno che Capitan Uncino e il suo fido Spugan, ma anche qualche personaggio extra come Lancillotto della Tavola Rotonda.
Dalla visione delle prime 2 puntate della seconda serie posso dire che ci sono le premesse per un’altra stagione di primissimo ordine consci del fatto che le cose andranno, come ovvio, per le lunghe, ma che a ogni puntata potremo approfondire sempre di più la conoscenza con i diversi personaggi.
Quest’ultima ritengo che sia effettivamente la cosa interessante della serie tv, perché non è una semplice rilettura delle favole che tutti noi conosciamo a memoria, ma più un approfondimento sulle motivazioni che hanno portato a determinati eventi. E’ come vedere in contemporanea i prequel e sequel delle favole così come le conosciamo.
Per certi versi nessuna vera novità dato che già in Lost vedere il passato dei vari personaggi e capire di volta in volta come ciò influenzava il loro presente aveva ben funzionato. Ma in C’era una volta il leggere dietro qualcosa di noto come il mondo delle fiabe può risultare ben più interessante arrivando a dei livelli dove forse addirittura Lucas non è riuscito ad arrivare con i prequel Star Wars.
Sicuramente un appuntamento da mettere fisso in calendario.