L’eroina digitale nata nel ‘96 torna in una nuova avventura sorprendente. La discesa agli inferi in un’isola alla Lost non lontano delle coste giapponesi. Il freddo, la pioggia, il vento. E un’isola maledetta, un tempo capitale del regno di Yamatai retto dalla regina bella e terribile Himiko.
Il nuovo Tomb Raider, nei negozi per Ps3 e Xbox 360 dal 5 marzo, è un viaggio cupo dove si alternano la speranza e la disperazione. Una discesa agli inferi che oscilla fra gli archetipi di Lost e i luoghi oltre i confini del mondo di Apocalypse Now. Un videogame raro, per la qualità e la varietà di emozioni e sentimenti che mette in scena.
Ma soprattutto c’è la nuova Lara Croft. Giovane, vulnerabile e alle prime armi. Incespica, si spaventa, piange come qualsiasi essere umano quando è messo davanti a prove e orrori troppo grandi. Non proprio una banalità trattandosi di un videogame, dove i sentimenti sono un tabù.
Un bel modo per tentare di uscire dal viale del tramonto. Dopo il clamore delle prime quattro avventure fine anni Novanta, questa è la undicesima, le avventure di Lara si son fatte sempre più discutibili e ripetitive. Malgrado, o forse anche grazie, i film con Angelina Jolie. E ora, con questo Tomb Raider, vorrebbe trovare uno spazio fra quella manciata di titoli che ancora contano. Gli unici che vendono. Non è la prima volta che ci prova, ma è la prima volta che ha qualche chance di riuscirci.
Partita con una spedizione archeologica sulle tracce di Himiko e del regno di Yamatai, Lara azzarda e convince gli altri ad entrare nel Triangolo del Drago. Un fazzoletto di mare al largo delle coste giapponesi dal quale è meglio tenersi alla larga. “Perché quello delle Bermuda al confronto è Disneyland”, fa notare un suo compagno. Il naufragio, poi l’arrivo fortunoso sull’isola, la scoperta che è abitata da un gruppo di persone ostili. Molti dei motivi che hanno spinto i membri della spedizione a rischiare tanto li intuiremo dai dialoghi e da alcuni video. Lara, arrivando sulla spiaggia, ha ritrovato la telecamera di una collega che ha filmato il viaggio. E come in Cloverfield, quelle sequenze, quei ricordi, diranno molto di tutti loro.
Perfino certe meccaniche classiche dei videogame, la possibilità di migliorare le armi o affinare le abilità di Lara, sono usate con coerenza senza esagerare. Non tutto è perfetto e non tutto torna, le munizioni sparse in giro ad esempio in una storia così adulta stonano. Ciò nonostante questo è il miglior Tomb Raider dopo quello del 1996.
via Repubblica.it.